Federalismo fiscale: note e contributi dell'Osservatorio regionale

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A quattro anni dalla legge delega n. 42/2009 molto lavoro resta ancora da fare. I vari decreti attuativi della riforma, con i successivi adempimenti, hanno in fatti delineato un quadro di insieme non sempre coerente, in alcuni casi contenente alcune omissioni, e con non poche contraddizioni fra i principi ispiratori e la loro traduzione in termini operativi. Di fatto la riforma, risultando incompiuta, non solo non ha trovato in molti punti una concreta attuazione, ma paradossalmente ha aumentato l'incertezza sulla natura dello stato dei rapporti fra centro e periferia.

Tanto il tema della fiscalizzazione dei trasferimenti statali, oltre che di quelli regionali (tramite compartecipazione su imposte regionali), che avrebbe dovuto sancire il superamento della spesa storica e quindi il meccanismo dei trasferimenti, quanto la definizione dei fabbisogni standard e conseguentemente dei meccanismi perequativi, come infine, ma non solo, il potenziamento dell'autonomia tributaria a scala locale sono tutti aspetti che sono stati ampiamente dibattuti, delineati a grandi linee, ma che non sono però stati mai tradotti in atti normativi conseguenti, rimanendo quindi inadempiuti. Quindi sia il rapporto fra Stato e Regioni, sia quello fra Regioni e Comuni, oltre che con le province, è ancora oggi indefinito. Sull'autonomia tributaria, l'unica novità è stata l'introduzione dell'Imu sulla prima casa.
Questo finché non è ripresa la campagna elettorale, il cui esito ha portato all'eliminazione di uno dei pochi elementi positivi dell'attuazione del federalismo. Per le Regioni invece poche novità sugli spazi di manovrabilità dal lato delle entrate, se non la possibilità di introdurre detrazioni, deduzioni differenziate a livello territoriale o forme di progressività sull'Irap e sulla addizionale all'Irpef.

Per quanto riguarda, invece, la questione dei fabbisogni standard degli enti locali, la SOSE ha iniziato a effettuare le rilevazioni presso gli enti locali sulle prime funzioni fondamentali. Il processo appare tuttavia molto lungo e complesso, tanto da chiedersi quanto sia effettivamente realizzabile. Sulla perequazione, infine, il decreto sul federalismo municipale non detta alcuna previsione di dettaglio e rimanda, infatti, a successivo decreto; mentre per le Regioni non si aggiunge molto a quanto già stabilito dalla 42/2009. Sembra difficile inoltre immaginare il funzionamento del fondo perequativo senza l'individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni e dei relativi costi standard.

Molti punti della riforma devono essere perciò ancora scritti, oltre che realizzati. In ogni caso su una architettura di per sé non esente da limiti, e su una procedura attuativa sin troppo complessa e
farraginosa, è infine intervenuta la più grave crisi della storia economica del nostro paese,
almeno dal dopoguerra, che ha imposto per l'esigenza e l'urgenza di tagliare i conti pubblici un forte accentramento delle decisioni in materia di finanza pubblica. Di fatto depotenziando, attraverso
i tagli alle risorse, obiettivi e contenuto della riforma. Tutto ciò non toglie significato al lavoro
da noi svolto per analizzare e va vutare i molteplici aspetti toccati dal processo di riforma del federalismo fiscale. L'intento era quello di colmare un vuoto informativo e di corredare, numeri alla mano, la spiegazione dei provvedimenti di volta in volta approvati con la stima dei loro effetti sulle istituzioni locali, ma anche sui cittadini: individui e famiglie. I lavori sono presentati in ordine  cronologico e riflettono quindi il percorso di attuazione del processo di riforma.

Possono essere però riorganizzati, dal lettore, anche per temi. Dopo un inquadramento generale dei contenuti normativi della legge delega e dei principali decreti attuativi approvati (Tosi, nota 3), il volume raccoglie alcuni contributi che analizzano nel dettaglio il tema del federalismo municipale e dei fabbisogni standard (Petretto, note 1, 6 e 12; Duranti, Ferretti, Ghezzi, Ravagli e Sciclone, nota 5; Lattarulo, Petretto e Sciclone, nota 7; Rizzo, nota 8; Agnoletti e Ferretti, nota 15), quello inerente il cd. federalismo regionale e costi standard (Petretto, nota 2; Ghezzi, Petretto e Sciclone, nota 4; Ferretti, Ravagli
e Sciclone, nota 9) ed infine il problema della evasione fiscale (Ferretti, Ghezzi, Ravagli, Rosignoli e Sciclone, nota 16), che si richiama al previsto coinvolgimento – nella legge delega – dei diversi livelli istituzionali nell'attività di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale.

La raccolta include anche riflessioni su alcuni aspetti paralleli, che si incrociano on quello del federalismo. Fra questi, rientrano quelli relativi al Patto di Stabilità Interno, che ha limitato ulteriormente l'applicazione della autonomia degli enti locali (Ferraina, nota 11; Rizzo, nota 19; Petretto, nota 20), quello connesso alla riforma dell'organizzazione dei diversi livelli istituzionali (Iommi, nota 10) e al decentramento delle funzioni amministrative sul territorio (Savi, nota 17). Un ultimo argomento indagato, infine, è il legame fra
federalismo fiscale e livelli di benessere
(Ravagli e Sciclone, note 13 e 18; Goatelli e Sciclone, nota 14; Ravagli, nota 21)

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Aggiornato al:
11.10.2013
Article ID:
6593071