Istituzioni
28 giugno 2013
12:27

Unioni e fusioni di Comuni non sono alternativi ma complementari

PONTEDERA (PI). Fusioni di Comuni alternative alle Unioni? Dall'incontro tra le Unioni di Comuni della Toscana che c' stato stamani a Pontedera il coro unanime: non si tratta di modelli alternativi ma complementari. Una strada necessaria per far ripartire gli investimenti, perch i bilanci degli enti locali sono quelli che sono, le risorse sempre meno e i lacci del patto di stabilit ben noti. Una strada per certi aspetti sempre pi obbligata: dal 1 gennaio 2014 i comuni sotto 5.000 abitanti (3.000 per quelli montani) saranno infatti costretti a gestire assieme tutte le funzioni. "Una rivoluzione" ammette l'assessore Bugli.

Oggi le Unioni di Comuni in Toscana sono venticinque. Un'altra, quella del Valdarno inferiore, si sta costituendo. Quella pi grande, 14 comuni e pi di 120 mila abitanti, quella della Valdera, nata cinque anni fa. Enti intermedi senza alcun costo aggiuntivo per la politica, che coinvolgono 156 comuni su 287 (ed un quarto della popolazione toscana), pi di quelli che sarebbero al momento obbligati a farlo. Strumenti di fatto per gestire meglio (e risparmiando) alcuni servizi, con personale tutto dei Comuni che le compongono.

"Il lavoro che come Regione abbiamo messo in agenda per i prossimi mesi spiega l'assessore della Toscana al rapporto con gli enti locali, Vittorio Bugli - quello di un monitoraggio attento su come queste Unioni di Comuni, per tre quarti nate dalle ceneri delle ex Comunit montane, stanno funzionando. Ed aiutarle a decollare, se necessario".

Ci sono poi le fusioni di Comuni, anch'esse in crescita. Sei referendum ci sono gi stati. Forse altri otto ci saranno la prima domenica di ottobre. Altri ancora ne ragionano. "Il prossimo anno potremmo avere conta Bugli dieci nuovi Comuni al posto di pi di venti". E due di questi riguardano proprio la Valdera: Lari e Casciana Terme da una parte e Palaia, Peccioli e Capannoli dall'altra.

La Regione Toscana incentiva oggi le fusioni con 250 mila euro l'anno di maggiori contributi per cinque anni, fino ad un massimo di un milione per unione. A questi si aggiunge un quinto in pi dei trasferimenti statali che gli stessi Comuni potevano vantare nel 2010 e soprattutto tre anni di esenzione dal patto di stabilit .

"Chiaramente una spinta che pu aver convinto alcuni pi dubbiosi annota l'assessore - Ma non ci si unisce solo per denaro: altrimenti, come tutti i matrimoni, durerebbero ben poco".

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